Il tema della mobilità sostenibileè già da diversi anni al centro della ricerca e della produzione automobilistica che molto spesso ha concentrato risorse e sperimentazioni nel campo delle quattro ruote, ma il concetto di mobilità green nasce prima di tutto da un’idea nuova di infrastruttura. Sebbene si faccia ancora fatica a immaginare e sperimentare nuovi sistemi di trasporto, come strade e piste ciclabili, alcuni tentativi sono stati fatti per capire come possano cambiare le infrastrutture che usiamo quotidianamente. Tra le città che in questo campo si sono adoperate con più entusiasmo c’è Rotterdam, che è riuscita a concretizzare una serie di risultati facendo della mobilità il cuore pulsante del proprio sistema urbano.
SUPERSTRADE CICLABILI IN ITALIA: LA MOBILITÀ leggera NELLA LEGGE DI STABILITÀ
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Piste ciclabili in asfalto 100% riciclabile
Con i suoi quasi 20 mila km di piste ciclabili i Paesi Bassi sono il Paese europeo che maggiormente ha concentrato la sua mobilità sulla bicicletta. Recentemente, grazie alla partnership con due importanti aziende del settore chimico e infrastrutturale, è stata annunciata la realizzazione di un nuovo percorso ciclabile green nel Vierhavens Merwe a Rotterdam per il quale verrà utilizzato un asfalto al 100% riciclabile.
Grazie alla collaborazione con l’Arizona Chemicals si è individuato un composto bio in grado di rigenerare il bitume e mantenere l’asfalto della strada ciclabile nel tempo. La particolare sostanza deriva dalla lavorazione del tallolo, più comunemente conosciuto come olio di pino, un liquido viscoso ottenuto dalla lavorazione della polpa di legno di conifere. Inutile dire che l’operazione porterebbe notevoli vantaggi dal punto di vista economico, ma i migliori benefici si avrebbero in campo ambientale perché permetterebbero di dimezzare scarti e rifiuti, e di ridurre notevolmente le emissioni derivanti dalla lavorazione dell’asfalto. Pur essendo un’operazione ancora molto sperimentale l’utilizzo del composto bio-based sembra dare un’ottima risposta anche sotto l’aspetto della durabilità consentendo di ridurre la necessità di interventi per il ripristino del manto stradale degradato.
Strade in plastica riciclata
Già da qualche mese il Consiglio di Rotterdam ha dato il via la progetto “Plastic Road”, basato sulla sperimentazione di un nuovo prodotto derivato dalla plastica capace di sostituire il fondo stradale in asfalto. L’idea proposta dalla WorkerWesseld, un’azienda di costruzioni locale, si basa sull’utilizzo di una nuova pavimentazione ricavata dal riciclo di rifiuti plastici.
Il principio si basa sulla realizzazione di una serie di moduli prefabbricati ricavati dal riciclo delle bottiglie di plastica e di altri rifiuti PET. Il sistema modulare grazie alle sue caratteristiche e alla sua leggerezza permetterebbe la produzione in serie del prodotto che verrebbe poi installato in sede con molta facilità, riducendo i tempi di costruzione ed i disagi stradali, inoltre, grazie alla sua struttura scatolare, favorirebbe un minor carico sul terreno e garantirebbe una miglior facilità nell’installazione delle reti poste al di sotto del manto stradale. L’azienda sta testando il prodotto per capire il grado di affidabilità in caso di pioggia o neve sulla pista ciclabile, ma già è evidente che esso è in grado di sopportare meglio dell’asfalto l’escursione termica, grazie alla temperatura di esercizio che va da -40°C a +80°C, ciò permette di ridurre notevolmente gli interventi di manutenzione e garantire una durabilità della vita media della strada fino tre volte in più rispetto al sistema tradizionale.
Sebbene i piani e gli interventi presentati dal Consiglio di Rotterdam per le piste ciclabili siano ancora in fase di sperimentazione, testimoniano una presa di coscienza e una determinazione nel raggiungere dei risultati che potrebbero condizionare la mobilità mondiale. Rimane evidente che queste sperimentazioni continuano ad avere un approccio sostenibile di tipo adattivo mirato all’utilizzo di materiali definiti green, ma forse la strada più corretta sarebbe quella di perseguire un obbiettivo diverso, basato su un approccio di tipo mitigativo che metta in discussione il modello di mobilità così come tradizionalmente concepito.