In occasione del Convegno organizzato dal CNG, tenutosi il 16 febbraio 2016 presso Castel Volturno (Caserta) avente come tematica Il Paesaggio Italiano, si è discusso sulla tutela e valorizzazione del paesaggio e la promozione delle bellezze naturali. Il concetto di paesaggio, le problematiche inerenti la sua tutela e valorizzazione, il campo d’azione e le fonti disponibili ancora oggi non sono ben chiare e spesso finiscono con l’essere in contrasto tra di loro.
PAESAGGIO MONTANO: LE FOTOGRAFIE DI ETTORE MONI
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Cos’è il paesaggio?
L'art. 131, comma 1 del DLgs n. 42 del 22 gennaio 2004 Codice dei beni culturali e del paesaggio riporta la seguente definizione: "Ai fini del presente codice per paesaggio si intende una parte omogenea di territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni". In termini comuni potremmo dire che esso non è altro che l’insieme degli elementi naturali ed artificiali caratteristici di un territorio.
Perché è importante studiare il paesaggio?
Capire le forme del paesaggio, la distribuzione dei suoi componenti e il rapporto che esiste tra loro equivale a dare un significato alle forme naturali e vedere come l'azione dell'uomo ha modificato l'ambiente naturale. Studiare il paesaggio porta a comprendere perché il territorio ha l'aspetto che noi oggi osserviamo. Ovviamente i fattori che ne hanno influenzato la forma sono molteplici: struttura geologica, regime idrico, copertura vegetale, clima.
Purtroppo la tutela e la valorizzazione di un paesaggio non sono annoverabili nella famiglia delle scienze esatte in quanto, a differenza di altre discipline, non è possibile organizzare un laboratorio, andare sul campo, prelevare un campione e svolgere un esperimento atto ad osservare e misurare gli effetti e verificarne al riproducibilità. Ecco perché la città, il territorio ed il paesaggio non sono fenomeni isolabili né nello spazio né nel tempo.
Tutela, valorizzazione e trasformazione del paesaggio
L’innovazione tecnologica ed il progresso scientifico degli ultimi decenni, soprattutto nel settore delle telecomunicazioni, hanno radicalmente trasformato il modo in cui lavoriamo, trascorriamo il tempo libero o altro. A tale trasformazione hanno partecipato tutte le componenti: economiche, politiche, amministrative, trasporti, disponibilità di risorse, etc. La velocità con cui si è attinto e con cui sono state utilizzate le risorse non rinnovabili (suolo, acqua, petrolio e così via) ne ha comportato la scarsità, con il conseguente pericolo di esaurimento definito in un arco di tempo ormai limitato. È dalla riflessione su tutto ciò che non possiamo trascurare la questione spazio quale risorsa finita, e quindi, la necessità di ri-usare ed ottimizzare l’uso del patrimonio insediativo già costruito, evitando di consumare ulteriore spazio e rispettando le istanze dello sviluppo sostenibile. Allo stato attuale la popolazione mondiale consuma in un anno una quantità di risorse la cui rigenerazione richiede circa sedici mesi (quindi ogni anno ci indebitiamo di quattro mesi con l’ambiente). I dati sono pressoché catastrofici e l’obiettivo sarebbe, quanto e se possibile, di minimizzare il segno dell’uomo sui paesaggi naturali al fine di preservarne la naturalità.
Cercare di sbrogliare questa complicata situazione generata da industrializzazione, consumismo e capitalismo finanziario ed economico, appare assai difficile. Ma con un impegno serio e costante da parte di bravi progettisti qualcosa può mutare. Tra le abilità richieste vi è sicuramente quella di preservare e valorizzare le specificità dei diversi territori, senza alterare l’ambiente nella sua struttura con modalità irreversibili, limitando al massimo l’impronta ecologica. Realizzare luoghi nei quali il cittadino, ossia l’uomo, a sua volta, sia capace di orientarsi e riconoscersi, luoghi ai quali sente di appartenere perché in essi ritrova la propria memoria, la propria storia, la propria cultura e la propria identità. Quindi sviluppo sostenibile e tutela e valorizzazione del paesaggio non sono concetti alienabili e devono camminare di pari passo, attraverso l’attivazione di un processo di avvicinamento e partecipazione della comunità alle scelte che si assumono, che spesso e volentieri sono condizionate da fattori esterni quali la politica.
Nel nostro bel paese sicuramente la L. 45/85 (ex condono edilizio) ha contribuito ad alimentare il divario impellente tra qualità e quantità architettonica e/o paesaggistica. Quindi la responsabilità dello scenario attuale non è esclusiva dei “cattivi progettisti” o dei “cattivi cittadini” in quanto le trasformazioni del paesaggio sono la conseguenza anche di scelte amministrativo-politiche e della pressione di gruppi di interesse che spingono verso una determinata direzione piuttosto che un’altra. Ma mettendo da parte per un momento l’abusivismo residenziale, la pianificazione e la costruzione di nuove strutture non sono sempre la scelta migliore, in quanto la ri-qualificazione urbano-territoriale attualmente prevale di gran lunga sugli aspetti quantitativi.
In conclusione con un’attenta pianificazione, un’attenta gestione e un attento contributo da parte di ogni singolo cittadino possiamo ridurre la traccia umana e tutelare e valorizzare il paesaggio, ove sia ancora possibile.