Quantcast
Channel: Architettura Ecosostenibile: bioarchitettura, design e sostenibilità
Viewing all articles
Browse latest Browse all 1953

Non auro sed ferro: mostra di Alessandro Carnevale a Savona

$
0
0

Su lastre di ferro, alluminio e acciaioAlessandro Carnevale incide scenari post-industriali, relitti romantici e archeologie incandescenti . Dal 19 marzo al 16 Aprileè proprio la sua città, Savona, ad ospitare la mostra "Non auro sed ferro": 40 opere ricoperte di ruggine e acidi realizzate sugli stessi scarti delle fabbriche dismesse. La locationè eccezionale, le Cellette del Priamar, fortezza del 1542 che sorge sul promontorio ligure e abbraccia mare e monti, città e porto. Sulle tele del giovane ligure emergono bagliori puntuali su sfondi scuri, accurati dettagli di travi e lunghe finestrature che ci riportano agli anni della produzione industriale. E quindi, alle lotte sociali, alla manodopera specializzata, all’architettura che sperimenta e che produce in cicli settorializzati.

BATTERSEA POWER STATION: DALLA COPERTINA dei PINK FLOYD AI PROGETTI DI GEHRY E FOSTER

{loadposition googlestellacci}

non-auro-sed-ferro-mostra-b

All’ombra di Priamar, ora cittadella d’arte, sorgevano le fonderie di Savona con 130 anni di storie di successo, bancarotte e manifestazioni in piazza. L’epilogo "scandaloso", come anche in altre città italiane ed estere, si può riassumere nella dismissione, abbandono e parziale demolizione: le ruspe della speculazione edilizia hanno risparmiato qua solo una delle sei ciminiere, tre capannoni e l’ex-edificio della direzione.

Il tema coerente e ossessivo dell’intera produzione di Alessandro Carnevale è ritrarre i relitti dell’era industriale in maniera drammatica e penetrante, al contrario delle fredde fotografie dei coniugi Becher e di Basilico. Travi reticolari in successione, ciminiere e silos che si stagliano imperturbabili come simulacri arrugginiti in paesaggi fumosi e acidi, dove si scorgono confortanti luccichii e simmetrie perfette. Sono gli stessi scenari in cui l’autore è nato e cresciuto, che hanno segnato tre generazioni, acceso classi operaie e visto lo sviluppo locale, riassetti delle fonderie e degrado dell’area.

non-auro-sed-ferro-mostra-c

"Non auro sed ferro recuperanda est Patria" , ovvero "Non con l'oro ma con il ferro delle armi si salva la Patria".

Il titolo della mostraè l’incipit dalla celebre affermazione di Marco Furio Camillo,in risposta al riscatto chiesto dai Galli per lasciare Roma. Se non per i materiali che usa l’autore, la collezione in realtà non ha niente a che fare con la citazione, lotte tra popoli e riscatti mancati. Più che prendere in prestito l’espressione, Alessandro Carnevale vuole proporne una personale reinterpretazione. La libertà del popolo è intesa, si legge nel comunicato stampa, come "…. una patria che si difende col ferro del lavoro e del conflitto, anche ideale. E oggi più che mai è minacciata dall’oro del profitto, dell’instabilità liquida, della globalizzazione sregolata. Che non a caso vede nell’archeologia industriale non un patrimonio simbolico ma solo grandi cubature, grandi affari’’.

non-auro-sed-ferro-mostra-d

Da tempo è stato riconosciuto il valore archeologico e sociale dei siti industriali dismessi. In Italia però, al di là di alcuni esempi virtuosi a Torino e Firenze Novoli, il mancato accordo tra soggetti privati e pubblici, i costi proibitivi delle bonifiche e il collasso del sistema finanziario hanno bloccato moltissimi progetti di riconversione. Le ciminiere, i silos e i tralicci di Savona, Bagnoli e Taranto, tanto per citarne alcune, testimoniano la storia delle fabbriche e degli smisurati distretti industriali passati attraverso periodi floridi, lotte di partito e delocalizzazioni. Oggi su un territorio deturpato e fortemente edificato, sono simboli ingombranti di disastri ambientali, truffe e spreco delle risorse pubbliche.

non-auro-sed-ferro-mostra-e

L’inesorabile e “scandalosa” parabola del ferro e dei suoi centri produttivi ("Scandalo metallico"è il titolo della sua precedente mostra curata da Del frate) se non può essere salvaguardata dovrà, perlomeno, secondo Carnevale, essere testimoniata con gli stessi materiali e processi lavorativi del nobile materiale, tristemente soppiantato da plastiche e resine.

non-auro-sed-ferro-mostra-f

Marine che specchiano gru e piattaforme e notturni costellati dalle luci fredde delle centrali. Le tele, scatti di audaci prospettive e visioni rarefatte, mostrano reverenza verso le fabbriche dismesse, le ex cattedrali del lavoro operaio che, al pari delle fortezze e delle chiesi romaniche, sono entrate a far parte della memoria collettiva e del paesaggio autoctono.

Sul ferro nero, alluminio anodizzato e acciaio grezzo, i dipinti vengono fuori da combustioni e smalti industriali, dall’irrorazione di acidi e soluzioni chimiche. La tecnica non è solo mezzo rappresentativo, ma assieme al Tempo, ne è protagonista, cangiante e grezza, rottamata e depauperata come i soggetti disegnati. La collezione ripropone laconica immagini lunari e atemporali, in cui l’assenza dell’uomo e di qualsiasi attività lasciano pensare all'immobilità, all'attesa di ruspe e progetti avveniristici.

Lungo le banchine dei pontili, all’interno di giganteschi depositi e ciminiere altissime, alcuni possono ricordare aneddoti della propria vita, delle guerre, del tempo in cui si sfruttavano collegamenti e risorse del territorio. Le fabbriche si ergevano come roccaforti pulsanti della produzione senza sosta, e riunivano collettività per lo svago e per conquiste sociali, come il lavoro femminile e i diritti degli operai.

non-auro-sed-ferro-mostra-g

non-auro-sed-ferro-mostra-h

A ben vedere, le aree industriali sono state forse le prime, le più evidenti, a perdere funzione e significato. A zuccherifici, birrifici e pastifici, si sono aggiunte caserme, ospedali, macelli, porti e aree ferroviarie. Quartieri e palazzoni anni '60-'70, ex-cinema, teatri ma poi sarà il turno dei centri commerciali, di desueti grattacieli rotanti o edifici multifunzione certificati. La città continuerà ciclicamente a lasciare "buchi neri" e a dismettere aree più o meno grandi con cui dovrà relazionarsi e stabilire limiti a cambiamenti, che non siano dettati solo da logiche di profitto e dal profitto di pochi, ma in cui si preveda la salvaguardia della memorie storico-culturale collettiva.

Le fabbriche dismesse, da simboli decaduti di città e di interi bacini industriali, sono diventati landmark di aree da riqualificare; in molte città europee come Amburgo e Marsiglia, sono state convertite in expo, loft e ristoranti. La storia delle città è fatta di ripensamenti, sovrascritture, abbattimenti e mode passeggere. È necessario scegliere continuamente cosa salvare e cosa distruggere, in bilico tra una coscienza immemore che specula e abbatte in nome di una sostenibilità certificata e una coscienza conservativa che ricuce, recupera e limita il nuovo.

non-auro-sed-ferro-mostra-i

non-auro-sed-ferro-mostra-l

L'opera di Carnevale, in un periodo di gentrificazione ma anche di riconversioni di bunker, cimiteri di locomotive e vecchi aeroplani, ricorda come la salvaguardia di alcune preesistenze sia necessaria per la definizione della città contemporanea stratificata.


Viewing all articles
Browse latest Browse all 1953

Trending Articles