L’ispirazione arriva da Cuba e mette le sue radici anche a Berlino, precisamente a Kreuzberg, nei pressi di un ex controllo di confine dove ai tempi del muro giacevano solo cataste d’immondizia e il grigiore cittadino si fondeva con quello del cielo. L’idea arriva da Marco Clausen e Robert Shaw, fondatori della comunità no-profit “Nomadisch grün” (verde nomade) i quali, di ritorno da una vacanza a Cuba, hanno pensato bene di importare i giardini nomadi in Europa. A Cuba, visti i pochissimi ritagli di verde che la popolazione è costretta a strappare al cemento della città per il proprio sostentamento, è più che altro un bisogno esistenziale. Nelle città europee quest'idea può trasformarsi in un esperimento di orticoltura urbana, al contempo polmone verde e occasione d’incontro e vita sociale.
È sempre più forte l’onda di iniziative volte a trasformare le città in luoghi più a misura d’uomo e sostenibili. Sempre a Berlino, incubatrice di nuove start-up e progetti sostenibili, è inoltre attivo da anni un servizio online - ora sbarcato anche in Italia - che permette di vendere auto usate in tempi velocissimi e senza spese di passaggio e demolizione. In questo modo si auspica che sempre più automobilisti si liberino delle proprie vecchie auto inquinanti e optino per veicoli a basso impatto ambientale oppure, meglio ancora,usino i vecchi rottami della propria auto per costruire biciclette, come accade già in Spagna, facendo un favore alla propria salute e rendendo la terra più fertile eliminando i veleni dello smog.
Priva di veleni al cento per cento è la terra del “Prinzessinnengarten”, coltivata in lettiere di compost organico senza l’uso di pesticidi. Le lettiere, nell'ottica dell'orto nomade, sono rimovibili e trasportabili, scelta dovuta al fatto che, nonostante gli abitanti di Kreuzberg si siano battuti e abbiano anche vinto una petizione per non lasciar cadere il giardino nelle mani degli speculatori immobiliari, il suo futuro rimane ancora incerto e questo “fiore” sbucato dalla crepa di una muro rimane ancora ai margini della legalità.
Le “principesse” e i “principi” del giardino, che sono gli abitanti del vicinato e i soci del collettivo, oltre che a rimboccarsi le maniche per coltivare hanno anche creato spazi e attività di svago, come una piccola biblioteca, un bar con prodotti biologici dove sorseggiare qualche bevanda in questa oasi di relax dal trambusto cittadino, tanti workshop in tema di sostenibilità, recycling, agricoltura e piccoli mercatini. Da Cuba a Berlino e chissà, magari questa esperienza riuscirà a rendere più verde anche altre città.