L’Isla de Chiloè, situata ad ovest del Cile, fa parte dell’arcipelago omonimo ed è la più grande: nel 2000 le sue chiese sono state dichiarate Patrimonio Mondiale dell'Umanità dall'Unesco. Si tratta di costruzioni risalenti al XVIII-XIX secolo e realizzate interamente in legno delle foreste locali. Esse rappresentano un’espressione architettonica il cui linguaggio è sintesi perfetta tra cultura religiosa europea e indigena.
CHIESE GREEN: LA CATTEDRALE FATTA DI ALBERI
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La conquista dell’isola da parte dei dominatori spagnoli iniziò fin dal XVI secolo, in cui fu fondata Castro, l’attuale capitale del paese. La costruzione delle tipiche chiese lignee si deve dapprima ai Gesuiti, incaricati dell’evangelizzazione e successivamente ai Francescani. Le prime chiese erano costruzioni rustiche con tetto di paglia, tuttavia con il potenziamento dell’opera di conversione alla cristianità da parte dei Gesuiti missionari provenienti ormai non solo dalla Spagna, ma anche dalla Baviera, dall'Ungheria e dalla Transilvania, a partire dal XVIII secolo la costruzione di chiese con tecniche più evolute e materiali più duraturi conobbe uno straordinario impulso. Da una parte i sacerdoti europei contribuivano alla trasmissione dei saperi legati all'attività edilizia propria dei contesti di provenienza, dall'altra i carpentieri locali apportavano migliorie secondo la propria esperienza costruttiva.
Dopo l'espulsione dei Gesuiti nel 1776, l'opera missionaria rimase nelle mani dei Francescani che continuarono la costruzione dei templi cristiani secondo i modelli iniziali. Si creò così una tradizione architettonica chiamata “Scuola chilota di architettura religiosa in legno”, una tradizione che si evolvette passando da uno stile iniziale riccamente ornato, a un altro, a metà del XIX secolo, più sobrio. A questa scuola appartengono 150 delle oltre 400 chiese sparse per l'arcipelago: di queste 150, solo una parte è resistita al trascorrere dei secoli. La necessità di conservarle ha spinto a dichiarare 16 di esse monumento nazionale e, nel 2000, patrimonio dell'umanità.
L’ARCHITETTURA LIGNEA
L'edificio tipico ha pianta rettangolare e si erge su fondamenta di pietra. La facciata è costituita da un portico d’ingresso ad archi, in numero dispari, e da una o più torri campanarie a pianta ottagonale sormontate da una vistosa croce. L'interno, riccamente decorato, è composto da tre navate separate da file di colonne. Il tetto a due spioventi è in tegole lignee dette tejuelas, in tempi più recenti talvolta sostituite da lamiere di zinco. Il legname usato nella costruzione di queste chiese proviene dai boschi di Chiloé: travi, pilastri e rivestimenti interni sono in legno duro e resistente all'umidità, come il larice, il cipresso, il mañío o il nothofagus (cohiue), e assemblati con picchetti di legno.
Le chiese di Chiloè rappresentano un esempio unico in America Latina di architettura religiosa lignea. Esse incarnano le ricchezze intangibilidell’Arcipelago di Chiloè e sono testimonianza non solo della fusione tra cultura architettonica europea e indigena, ma anche di una piena integrazione dell’architettura nel paesaggio e nell’ambiente, oltre che dei valori spirituali delle comunità locali. Per la giovane protagonista del romanzo della cilena Allende “I quaderni di Maya”, la preziosa ricetta per la guarigione spirituale e morale da un passato turbolento sta nel vivere lento immerso nel fascino degli scenari incontaminati di quest’isola remota, nell’ancestrale carica di spiritualità che vi si respira, e perché no, nel lasciarsi coinvolgere dalla seduzione di architetture e paesaggi senza tempo, aggiungiamo noi.
Fonti | J. May, Architettura senza architetti, guida alle costruzioni spontanee di tutto il mondo, Rizzoli, 2010.