The Sablaè un piccolo mirabile progetto pensato per la comunità di AL Ayn, negli Emirati Arabi, recuperando la tradizionale tecniche di costruzione con foglie di palma. La struttura, biodegradabile e versatile, nasce come serra per naturale ma si presta a più utilizzi.
In un mondo squassato dai cambiamenti climatici, la desertificazione è un fenomeno potenzialmente devastante per milioni di persone costrette già oggi a convivere con la penuria del bene più prezioso che abbiamo: l’acqua. Intorno ad essa si sprecano le parole, vengono organizzate opulente conferenze internazionali alle quali partecipano le massime autorità governative del pianeta, ma purtroppo latitano le contromisure, serie ed efficaci, nel tentativo di arginare un problema il cui spauracchio aleggia paurosamente anche sul futuro dell’Europa meridionale e dell’Italia.
Stop alla desertificazione con il recupero delle oasi
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Per fortuna, a dispetto della lentezza decisionale di molti governi, le piccole iniziative si moltiplicano, andando a interessare anche paesi dove negli ultimi anni l’acqua, più che per le colture, è stata utilizzata per irrigare enormi campi da golf circondati dal deserto: gli Emirati Arabi. Il progetto che vi presento, infatti, è stato pensato per tutelare l’agricoltura nell’oasi di Al Ayn, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, nonché seconda città per dimensioni dell’emirato di Abu Dhabi, sebbene le sue caratteristiche lo rendano facilmente replicabile in molti paesi mediorientali e nordafricani.
THE SABLA
Stiamo parlando del “Food Shelter” o “The Sabla”, come è localmente chiamata la serra naturale, ecosostenibile e totalmente biodegradabile presentata da Sandra Piesik e “3 Ideas Limited” alla terza conferenza delle United Nations Convention to Combat Desertification (UNCCD) tenutasi in Messico nel marzo scorso. Alla base del progetto convivono obiettivi ambiziosi, quali contrastare la desertificazione, recuperare antiche tradizioni e combattere la povertà, perseguiti mediante una proposta intrisa di valori culturali, economica e dal design accattivante.
LA MILLENARIA CULTURA ARISH
A dispetto di un paese punteggiato di grattacieli in vetro e acciaio, The Sabla è costruito avvalendosi praticamente di un solo materiale: foglie di palma da dattero. Il loro utilizzo affonda le proprie radici nella secolare tradizione architettonica locale, ed in particolare a più di 7.000 anni fa, quando furono costruite le prime abitazioni Arish. È proprio partendo da un’analisi attenta di queste architetture che Sandra Piesik ha elaborato la sua proposta, mirabile esempio di integrazione di risorse naturali disponibili e sapienza accumulata in millenni di sperimentazione e riscontri pratici.
IL PROGETTO DI FOOD SHELTER/THE SABLA
Dal punto di vista dimensionale, il progetto consta di 9 calotte modulari di 8x8 metri ciascuna accostate l’una all’altra per un totale di 600 mq di superficie coperta complessiva. La struttura di ogni singolo modulo è ottenuta arrotolando e intrecciando le foglie di palma da dattero, assicurate mediante legacci di corda e successivamente piegate in modo tale da assumere la forma desiderata. Facilità ed economicità nel reperimento di tale materia prima non sono gli unici vantaggi di The Sabla, che può vantarsi di essere interamente biodegradabile, in quanto anche i tessuti di rivestimento sono ottenuti naturalmente, e di non prevedere l’utilizzo di alcun tipo di macchinario in fase di produzione e posa in opera.
IL CONCETTO DI ADATTABILITÀ
Oltre che per la coltivazione, questo tipo di struttura può anche essere utilizzato per ospitare edifici scolastici, di assistenza sanitaria ed altre funzioni basilari nella vita di tutti i giorni. Abbondanza di materia prima, facilità costruttiva e progettuale conferiscono a questo “rifugio” spiccate doti di adattabilità e flessibilità, per non parlare del suo inestimabile valore simbolico, fondamentale per sensibilizzare l’opinione pubblica mostrandole orgoglioso come più che i soldi contino le idee e la convinzione di metterle in pratica.