Sotto il titolo “Transforming Europe's energy system - Commission's energy summer package leads the way”, la Commissione Europea ha presentato un pacchetto di proposte per migliorare le condizioni dell’offerta d’energia per uso domestico. Si tratta di un nuovo modello del mercato elettrico europeo che prevede di aggiornare l’etichettatura dell’efficienza energetica e rivedere il Mercato dei Crediti di carbonio.
RIVOLUZIONE ENERGETICA: il PIANO AZIONE PER L’ENERGIA SOSTENIBILE
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Nel comunicato stampa, pubblicato il 15 luglio 2015 nel sito della UE, è possibile scaricare i vari documenti sulle diverse azioni programmate che vedremo brevemente in seguito:
1. Diritto del cittadino a percepire una retribuzione per l’elettricità versata in rete.
Tale retribuzione per la cessione in rete degli eccedenti dell’energia dovrà però tendere gradualmente al prezzo di mercato. In Italia abbiamo lo “scambio sul posto” e la “tariffa omnicomprensiva”, due meccanismi pensati per favorire rispettivamente le famiglie e le imprese. In Spagna, a meno che il consumatore diventi impresario e adempia alle stesse procedure burocratiche e fiscali proprie di una utility, è costretto a regalare le eccedenze d’energia prodotta all’ENEL (l’ente italiano è il principale azionista della omologa spagnola ENDESA).
2. Eliminare le barriere burocratiche e amministrative per l’autoconsumo energetico.
Finalmente la Commissione Europea riconosce ufficialmente che le procedure amministrative e autorizzative complesse, e ingiustamente onerose, sono una barriera allo sviluppo delle energie rinnovabili. Pertanto, chiede ai governi nazionali l’istituzione di procedure semplificate per i piccoli impianti, in particolare la semplice comunicazione d’inizio lavori anziché la richiesta d’autorizzazione. La proposta di Bruxelles arriva in un momento in cui la Spagna ha reso, ormai da alcuni anni, virtualmente impossibile l’autoproduzione domestica di energia da qualsiasi fonte e, in controtendenza al resto del mondo industrializzato, l’attuale governo Rajoy prepara inoltre delle misure per impedire perfino l’accumulo elettrico in batterie durante le ore vuote, per il suo ulteriore utilizzo nelle ore di punta e anche per vietare gli impianti domestici autonomi (composti cioè da pannello fotovoltaico e/o generatore microeolico + batterie): ancora una misura a favore della lobby ENDESA-ENEL.
3. No a tasse e pedaggi discriminatori.
Sebbene la Commissione Europea preveda una riduzione del gettito necessario per coprire i costi operativi della rete elettrica dovuta alla diffusione massiva dell’autoconsumo energetico, non propone oneri o tasse discriminatorie, né sull’ energia versata in rete e né sull’autoconsumo. Il documento propone una revisione della struttura delle tariffe elettriche affinché risultino più eque e trasparenti. “Casualmente”, la direttiva di Bruxelles arriva in un momento in cui, in Spagna, l‘amministrazione Rajoy vuole istituire la“tassa al sole”: 40% di tasse sull’energia autoprodotta, non solo quella versata in rete ma pure su quella autoconsumata, con il fine di compensare Endesa-ENEL per il mancato guadagno. Ne più e ne meno di quanto già accade in Italia, dove i consumatori pagano in bolletta gli incentivi alle rinnovabili che poi incassano perlopiù grossi gruppi di capitale, Banche e multinazionali. La buona notizia è che l’iniqua“tassa al sole” è stata bloccata da una massiccia raccolta di firme promossa da Aavaz, una piattaforma di cittadini, che in poco tempo è riuscita a fare collassare la casella di posta del ministro spagnolo dell’energia, José María Soria. Ora il governo spagnolo ha fatto leggermente marcia indietro, “scoprendo” che i massicci aumenti delle tariffe elettriche dell’anno scorso consentono al sistema elettrico nazionale (Endesa-ENEL, ma anche altri operatori minori) di ridurre del 2% la bolletta (strategicamente prima delle elezioni). Inoltre, l’emendamento alla bozza di decreto prevede anche la riduzione degli adempimenti burocratici per gli impianti di autoproduzione con potenza inferiore a 10 kW. Si tratta dunque di un piccola vittoria dei cittadini, un ottimo esempio che noi italiani dovremmo imitare.
4. Se si dovessero applicare cambiamenti alle tariffe o altri aspetti normativi, questi non potranno essere retroattivi.
Tale situazione di abuso legislativo non è ignota a noi italiani, mentre in Spagna è diffusa sin dai tempi dell’amministrazione Aznar. La retroattività era anche prevista nella bozza del Real Decreto che, oltre ad istituire la”tassa al sole”, avrebbe reso illegali a posteriori tutti gli impianti fotovoltaici autonomi già esistenti, costringendo i proprietari a riallacciarsi ad Endesa-ENEL.
5. Consentire l’autoconsumo energetico alle comunità di vicini e alle zone industriali e artigianali.
La Commissione Europea considera fondamentale garantire un quadro normativo stabile che consenta l’aggregazione della domanda elettrica e l’autoproduzione condivisa, intesa come unione di vari produttori/consumatori, includendo lo stoccaggio d’energia condominiale o consortile. In Italia, i vincoli burocratici per la realizzazione di reti private elettriche, di gas o di teleriscaldamento, sono quasi insuperabili. In Spagna, la bozza di Real Decreto de Autoconsumo imponeva che il produttore ed il consumatore fossero la stessa persona, eliminando ogni possibilità di partecipazione dei gruppi di singoli cittadini nel settore energetico.
6. Promuovere lo stoccaggio decentralizzato delle energie rinnovabili.
Lo stoccaggio decentralizzato dell’energia è fondamentale per armonizzare la produzione e la domanda d’elettricità. Inoltre, aumenta la capacità d’autosufficienza energetica dei cittadini e, in ultima istanza, anche la resilienza energetica di un Paese. Lo stoccaggio, dovrebbe dunque essere una priorità nazionale, ma per le utilities rappresenta una doppia minaccia: da una parte verrebbero a meno gli argomenti che giustificano gli incassi dell’ENEL (e in generale di tutte le aziende elettriche del mondo) per gli oscuri concetti definiti come “perequazione”, voci di spesa addebitate in bolletta incontestabili proprio per la poca trasparenza del metodo di calcolo utilizzato dal gestore e l’impossibilità di verificare i dati. In secondo luogo, perché la diffusione capillare di banchi di batterie rende inutile la costruzione di nuove centrali (spesso a combustibili fossili), che è parte del business delle compagnie elettriche, delle loro società d’ingegneria controllate e delle consorziate petrolifere e carboniere.
In Europa l’unico governo ad avere una politica coerente e corretta in materia di accumulo dell’elettricità forse è quello tedesco. Infatti, concede ai suoi cittadini fino al 30% di bonus fiscale e prestiti agevolati per l’acquisto di batterie fino a 30 kWh di capacità per l’autoconsumo.
7. Il diritto alla produzione energetica per autoconsumo è di tutti i consumatori, e in particolare i più vulnerabili.
La Commissione Europea chiede l‘istituzione di strumenti finanziari che rendano possibile l’accesso alla produzione energetica per autoconsumo per tutti i consumatori, e in particolare per le fasce più deboli economicamente.
In altri termini, la direttiva arriva proprio quando la bozza del Real Decreto spagnolo doveva rendere incompatibile l’autoconsumo di energia rinnovabile, con il beneficio della “tarifa regulada” (uno schema tariffario simile alla nostra tariffa “maggiore tutela”) comportando la perdita del diritto al Bono Social (l’equivalente del bonus energia per cittadini con reddito complessivo inferiore alla soglia di povertà).
Si suole dire che la Spagna e l’Italia siano cugine. Curiosamente, il proverbio latino "Barbam propinqui radere, heus, cum videris, prabe lavandos barbula prudens pilos" sussiste nel castigliano come “Si las barbas de tu vecino ves cortar, pon las tuyas a remojar” (Se vedi tagliare la barba al tuo vicino, metti la tua a mollo), mentre è sparito dall’italiano moderno. A dimostrazione che nei secoli, i baroni, monarchi, dittatori e tiranni travestiti da democratici che hanno governato il Bel Paese, sono stati più abili dei loro colleghi spagnoli nell’assopire la coscienza collettiva, al punto di creare un popolo di “miopi globali”. La “tassa al sole”, l’IVA sulle imposte regionali, la perequazione, gli inceneritori che producono la maggior parte della loro energia bruciando plastica, carta, cartone e rifiuti industriali ma prendono gli incentivi come se bruciassero biomassa vergine (vedasi CIP6) le paghiamo da anni, ma nessun movimento civico ha mai spinto un governo fino a farlo tornare sui suoi passi e ottenere perfino una posizione chiara da parte della UE.
Amici lettori, rimaniamo vigili, non è da escludere che la casta nostrana tenti di rifilarci un’atra “tassa sul sole” nascosta in qualche decreto “salvaqualcosa” in qualsiasi momento, specialmente ora che le ferie di agosto sono vicinissime.