Gli abitanti degli spazi urbani sono ormai poco abituati ad interagire con le specie animali, viste in genere più come molesti e vettori di malattie (zanzare, piccioni, passeri) che come componenti di un habitat, dotati di un ruolo ecologico a tutti gli effetti. La mia vicenda cominciò con la difficile impresa di identificazione dell’intruso responsabile del deposito di escrementi, apparso sul mio poggiolo. Non essendo un biologo nè un veterinario pensai prima alle rondini, ma guardando in dettaglio le deposizioni, si intravedevano resti di ali di insetti mal digeriti. Eppure nessuna traccia di qualsivoglia pennuto. Piuttosto le tracce facevano pensare ad un animale simile ad un topo. Ma nessun roditore, per quanto ardito ed affamato potrebbe arrampicarsi in un muro liscio e perfettamente verticale fino ad un altezza di circa 7 metri. Il sospetto cadde dunque sui pipistrelli.
SERPENTI E RINNOVABILI: UN RETTILE ISPIRA NUOVE TURBINE EOLICHE
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Dove mai potrebbe rifugiarsi un mammifero volante in un terrazzo disadorno e privo di alcuna cavità consona alla sua natura? Sapendo che i pipistrelli prediligono spazi angusti, l’occhio si è focalizzato su una fenditura di circa 3 cm fra il parapetto del poggiolo del vicino al piano superiore e la parete. Un ottimo riparo, sotto grondaia, inaccessibile ai predatori e… con “riscaldamento a parete” grazie alle inevitabili dispersioni di calore dei ponti termici, ed al calore solare accumulato durante il giorno, in quanto esposto a sud ovest. Facendo attenzione era possibile distinguere una sagoma scura che a momenti sembrava muoversi, poteva essere anche un uccellino intrappolato, ma mi sembrava di intravvedere due orecchiette appuntite. Per uscire dal dubbio, niente meglio che scattare una termografia. Grazie al sito dell’associazione di soccorso della fauna ho potuto capire che la temperatura corporea del pipistrello, come in tutti i mammiferi, si aggira attorno ai 36 ºC, ma con una peculiarità: mentre dorme, la sua temperatura scende fino a 15-20 ºC, e durante il letargo invernale può raggiungere anche i 2 ºC. In questo modo l’animale risparmia energia, fondamentale per sopravvivere con una frugale dieta di qualche grammo di proteina al giorno, faticosamente ottenuta con otto ore di volo acrobatico.
Foto 1: il punto rosso indica una temperatura di 28 ºC, segno inequivoco di attività biologica in corso (la termografia è stata scattata all’alba quando probabilmente l’animaletto era appena tornato dalla battuta di caccia e iniziava ad addormentarsi). Al crepuscolo fu possibile comprovare che in realtà si trattava di tre esemplari. I compagni si sono svegliati, puliti meticolosamente e uno alla volta si sono librati in volo per la consueta battuta di caccia.
Pipistrelli: fauna specialmente protetta
Per coloro volessero approfondire lo studio di questi teneri animaletti, suggerisco il sito della Onlus Tutela Pipistrelli, dove troviamo un elenco di tutte le normative applicabili, nazionali e comunitarie. Risulta che la chirotterofauna italiana (cioè i pipistrelli, gli unici mammiferi in grado di compiere volo attivo) è tutelata dal 1939 con una legge che, già allora, ne impediva l’uccisione e la detenzione. I chirotteri, infatti, vengono considerati “bene indisponibile dello Stato” per cui nessuno può detenere, comprare o vendere pipistrelli, è vietato cacciarli e ucciderli.
I pipistrelli non si possono dunque prendere e piazzare in un luogo, loro scelgono liberamente i luoghi più confortevoli. Per la loro utilità ecologica, nel divorare importanti quantità di zanzare e altri insetti molesti, sono perciò considerati “fauna specialmente protetta”, ma è consentito offrire loro un riparo affinché nidifichino vicini a noi. Attualmente sono minacciati dal largo impiego di pesticidi dovuto all’ agricoltura “moderna”, e alla deforestazione crescente, ma la loro estrema adattabilità li ha portati a colonizzare gli ambienti urbani, quindi noi tutti possiamo contribuire alla loro tutela.
Bat box: le casette per pipistrelli
In Svezia, uno dei 38 parametri per avere punteggio sufficiente per poter costruire nel quartiere ecologico di Vestra Hamnen a Malmö era precisamente includere cassette per pipistrelli nei progetti. Dal 2009 anche in Italia assistiamo ad una crescente sensibilizzazione delle persone nei confronti di questi animaletti, vittime in passato dell’ignoranza e le superstizioni, grazie ad un progetto dei ricercatori del Museo di Storia Naturale di Firenze per promuovere l’installazione di bat box, cioè cassette speciali per pipistrelli. Disegnate in modo adeguato le casette possono offrire un ottimo ed invitante rifugio per aiutare le colonie di pipistrelli a procreare e svernare in un ambiente antropizzato. A differenza dei nidi per uccelli, che consentono agli amanti del “fai da te” di sbizzarrirsi con varietà di forme e colori, le cassette per pipistrelli devono rispondere a certe caratteristiche dimensionali e costruttive che le rendano adatte ai particolari requisiti biologici dei chirotteri. Esistono due tipologie di bat box, quelle per pipistrelli arboricoli e quelle per pipistrelli “urbani”. La bat box più semplice è quella proposta dalla LIPU. La cassetta per pipistrelli progettata e raccomandata dal gruppo di chirotterologi del Museo Storia Naturale di Firenze è adatta alla maggior parte delle specie italiane “antropofile”. I disegni costruttivi si possono scaricare dal sito. Quelli più pigri o poco propensi ai lavori in legno la possono acquistare per pochi euro nei supermercati Coop, i quali aderiscono al Progetto Bat Box, promosso dall’Università di Firenze, e contribuiscono in questo modo a finanziare la ricerca su questi affascinanti animaletti. Nel sito della Onlus Tutela Pipistrelli, invece, troviamo preziosi consigli su come installare correttamente labat box, in quanto è necessario che si trovi ad almeno 4 m dal suolo, e lontana da alberi o pareti, perché i pipistrelli cercano sempre luoghi protetti dai loro potenziali predatori.
La bat box, anche se costruita e posizionata a regola d’arte, non necessariamente verrà subito colonizzata dai pipistrelli, poiché sono animali gregari e cambiano la loro dimora a seconda delle stagioni. Il seguente video illustra la sociabilità dei pipistrelli con un semplice esperimento: due bat box uguali vennero installate una accanto l’altra: la prima segnò il record di pipistrelli in un’unica bat box, con ben 86 esemplari, mentre la seconda rimase vuota tutto il tempo, forse per “l’odore da nuovo”.
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Dal 2009 le bat box installate in Italia sono migliaia, ed i dati forniti ai ricercatori dai tanti amatori aiutano a capire quali siano le abitudini dei pipistrelli. Per esempio, otto bat box installate in un posto apparentemente idoneo come il torrino del Museo di Science Naturali di Firenze, rimasero vuote per 3 anni prima di essere tutte colonizzate dai chirotteri. Per noi tecnici , abituati a vagliare schede di prodotti per l’edilizia, il video del prof. Paolo Agnelli fornisce uno spunto che forse è sfuggito agli zoologi: i pipistrelli sembrano non gradire i VOC (composti organici volatili). Infatti, sembra che preferiscano occupare i nidi che hanno perso “l’odore da nuovo”, tipico di una cassetta in legno laminato come quella proposta dai ricercatori e commercializzata dalla Coop, le cui colle, inevitabilmente emetteranno della formaldeide. Le bat box ideali forse risulteranno più attraenti per i chirotteri se realizzate in legno massello non trattato, o con pannelli di legno agglomerato con cemento o masonite, e piazzate in corrispondenza di qualche ponte termico. Nel siti web summenzionati sarà poi possibile segnalare ai ricercatori se le casette da noi realizzate vengono colonizzate in poco tempo o meno.
Con un po’ di fortuna anche uno squallido condominio potrà diventare più ecosostenibile ospitando qualche bat box, preferibilmente sulle facciate esposte a sud ovest.
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