Nello storico orto botanico di Padova, uno dei più antichi orti universitari del mondo e patrimonio mondiale Unesco, è stata da pochi giorni inaugurata una nuova sezione: il giardino della Biodiversità. Il complesso progetto, elaborato dall'architetto Giorgio Strappazzon dello studio VS associati, spazia dal restauro del giardino esistente alla progettazione dell’ampliamento dei sui confini storici, attraverso edificio high tech, che ospita cinque serre.
IL MUSEO DELLA BIODIVERSITÀ DI FRANK GEHRY A PANAMA
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IL GIARDINO DELLA BIODIVERSITÀ DELL'ORTO BOTANICO
La nuova architettura è posizionata in un contesto di altissimo valore storico, collegando visivamente il complesso di Santa Giustina e Sant'Antonio di Padova, e nasce come ampliamento del cinquecentesco Hortus cintus.
L’edificio di nuova costruzione dell'orto botanico si presenta come un blocco di vetro, lungo 100 metri e alto 18 metri. Al suo interno, 5 serre tematiche per rappresentare la biodiversità delle specie vegetali nel mondo: un viaggio immaginario nelle diverse aree del globo, partendo dall’equatore fino a sfiorare i poli. I microclimi nelle serre mutano al loro interno: dalle condizioni favorevoli per la vita con abbondate umidità e alte temperature, tipiche della foresta pluviale, fino alle condizioni più estreme, dove freddo e scarsa umidità rendono il proliferare della vegetazione difficile. Il percorso, dalla foresta pluviale tropicale, passando poi per la foresta tropicale sub umida e la savana, il clima temperato e mediterraneo, il clima arido, la tundra artica, tundra alpina si conclude nell’Antartide.
Il nuovo blocco ospita ben 1.300 specie vegetali diverse, ampiamente descritte attraverso sistemi digitali, grazie alla app sviluppata ad hoc, ma anche attraverso pannelli espositivi in vetro temperato di grandi dimensioni con stampe digitali. La scelta dell’allestimento in vetro stampato è innovativa, ma soprattutto efficiente: il vetro è in grado di resistere alle condizioni climatiche delle serre e allo stesso tempo riduce i riflessi.
L'ampliamento costituito dalle serre sulla Biodiversità è già conosciuto come il “Giardino delle meraviglie”, non solo per la varietà della vegetazione che ospita, ma anche per il grado di innovazione che caratterizza il progetto: è il progettista stesso a definirlo “una grande foglia che respira, che produce ossigeno, che si apre e si chiude per regolare la sua temperatura”. La regolazione dei suoi microclimi è gestita da sistemi informatizzati: una app gestisce i valori di ossigeno e temperatura delle piante per creare il clima ottimale all’interno di ogni serra.
Un’attenzione particolare nel progettare l’edificio è stata data all'efficienza energetica dello spazio espositivo. L’impatto sull’ambiente è minimo, dato che la sua forma, l’uso degli spazi e dei materiali, sono progettati per sfruttare al massimo l’energia solare, recuperare le acque piovane e renderlo autosufficiente dal punto di vista energetico ed idrico. Una nanotecnologia applicata sulle superfici interne ed esterne abbatte in maniera significativa l’inquinamento atmosferico, sfruttando i raggi ultravioletti per dal luogo ad una reazione chimica che è in grado di ripulire l’aria dagli agenti inquinanti.
Un progetto complesso, che sicuramente ha visto impegnato un team multidisciplinare, focalizzato sul raggiungimento di un unico obiettivo: un esempio di innovazione.